lunedì 4 gennaio 2016

Gli imprevisti in montagna

Gli imprevisti in montagna

I pericoli e gli imprevisti in montagna

La montagna incanta, ma può anche far male, soprattutto se la si affronta sottovalutando i pericoli che nasconde.

Valanghe, frane, temporali, insolazioni, congelamenti, perdita di orientamento, sono solamente alcuni dei pericoli cui va incontro il frequentatore delle montagne. Va da se che ognuno dovrebbe conoscere preventivamente questi pericoli sia per evitarli, sia, nelle peggiori delle ipotesi, per affrontarli.
Generalmente i pericoli della montagna vengono distinti in due categorie: pericoli oggettivi e pericoli soggettivi.
I pericoli oggettivi sono legati alla natura stessa della montagna ed alle condizioni meteo. I pericoli soggettivi, che rappresentano la causa principale degli incidenti in montagna, dipendono esclusivamente dalla persona stessa e dalle sue azioni, per cui possono e devono essere evitati.
E’ comunque importante sottolineare che la separazione di queste forme di pericolo non è così distinguibile, in quanto il più delle volte oggettivo e soggettivo sono talmente legati tra loro che l'uno è tale solo perchè innesca l'altro.
In montagna l'imprevisto si verifica più spesso di quanto si pensi e la distrazione è una imprudenza che non ci si può permettere.

Pericoli oggettivi

Valanghe

Più frequenti in inverno e primavera, raramente si formano in estate se non alle alte quote. La valanga è una massa nevosa che precipita in forme e tipi diversi lungo le dorsali delle montagne, si forma per cause meccaniche connesse al metamorfismo della neve, all'inclinazione dei pendii, alla temperatura atmosferica e all'azione del vento.
Subito dopo una nevicata la neve depositata al suolo inizia un processo di trasformazione chiamato metamorfismo, utilissimo al fine della stabilità del manto nevoso.
Durante questo processo si può verificare la caduta di una valanga: in inverno con il persistere delle basse temperature questo processo sarà molto lento e pertanto il pericolo si protrarrà per più giorni. La temperatura elevata al contrario, favorisce la trasformazione e pertanto il pericolo non durerà più di due o tre giorni. Più la precipitazione è abbondante, più il pericolo è elevato. Già uno spessore di 30 cm di neve fresca è pericoloso.
Su un pendio con propensione ad eventi valanghivi, anche il solo peso di un alpinista può favorire il distacco delle valanghe perchè potrebbe rompere quel particolare equilibrio meccanico che tiene la neve aggrappata al pendio. Altre cause di rottura di questo equilibrio con conseguente distacco di valanghe, possono essere la caduta di una cornice, di sassi, di seracchi.
Tra le precauzioni che si possono adottare, bisogna evitare di andare in montagna subito dopo una precipitazione con oltre 30 cm di neve fresca, procedere sulle dorsali anzichè sul fondovalle, mantenersi alla larga da pendii ripidi, evitando di passare alla loro base o di attraversarli diagonalmente.
In inverno è sempre bene, prima di intraprendere un'escursione, informarsi circa le condizioni del manto nevoso della località che si intende raggiungere.
Risulta poi di fondamentale importanza che tutti i componenti della gita abbiano le attrezzatura indispensabili (ARTVA, sonda e pala), ma soprattutto che siano preparati al loro utilizzo ottimale, per fare in modo che la manovra di autosoccorso, in caso di travolgimento, riduca i tempi di recupero del travolto.

Il maltempo

Affrontare situazioni meteorologiche avverse in montagna (temporali, fulmini ed altro) non è mai cosa raccomandabile! Esistono oramai molti sistemi di previsione facilmente accessibili ed estremamente affidabili; programmare una qualsiasi attività in montagna senza la consultazione di un bollettino meteo è semplicemente sinonimo di incoscienza.
Le manifestazioni di maltempo che possono coinvolgere l’escursionista che frequenta facili sentieri a bassa quota non sono, di regola, così gravi come quelle che interessano chi affronta, ad esempio, l’alta montagna, tuttavia non va dimenticato che alcuni fenomeni possono creare condizioni ambientali molto critiche.
I temporali costituiscono una notevole insidia per chi pratica l’attività escursionistica in montagna. Oltre ai rischi dovuti alle scariche elettriche vanno considerati anche quelli derivanti dalle precipitazioni, dal freddo, dall’improvviso forte vento.
Il “temporale di calore” si sviluppa, di regola, con il bel tempo, nel pomeriggio o di sera, spesso è isolato e dopo la classica sfuriata ritorna la calma. Gli altri temporali sono legati al passaggio, in generale, di qualche “perturbazione” e si verificano durante una fase di maltempo più lunga ed estesa. I temporali si evitano osservando attentamente le previsioni prima di organizzare la gita in montagna; meglio seguire il bollettino che tratta la zona interessata con maggior dettaglio e deriva da fonti certe ed ufficiali. Durante la giornata si potranno osservare alcuni segni premonitori. Le nubi che si sviluppano rapidamente verso l’alto già al mattino (cumulonembi) possono evolvere in nubi temporalesche. L’improvviso arrivo di vento freddo può provenire da un vicino rovescio ed essere riconosciuto come segnale d’allarme.
Il fulmine, fenomeno tipico dei temporali estivi, costituisce un pericolo assai temibile. Attenersi alle previsioni meteorologiche è la prevenzione migliore considerando che di fronte al fulmine l’uomo è pressoché impotente. Mettere in pratica tutte queste precauzioni è assai difficile, a volte impossibile, risulta evidente che la migliore difesa dai temporali e dai fulmini resta dunque quella di ritirarsi per tempo.
La nebbia, potenzialmente presente in montagna in qualunque stagione, compromette notevolmente la possibilità d’orientamento; in caso di nebbia fitta, mantenere il sentiero; in ogni caso una buona conoscenza della zona saranno i migliori requisiti di sicurezza.
La pioggia e la grandine possono manifestarsi in montagna in modo improvviso; in caso d’intensità particolarmente violenta si possono riscontrare seri problemi, ad esempio, nell’attraversamento di canali e torrenti. Ricordiamo che è sempre bene proteggersi dalla pioggia evitando di bagnare completamente gli indumenti che, una volta fradici non potrebbero offrire una sufficiente protezione al freddo sottoponendo quindi l’escursionista a seri rischi di ipotermia.
Il vento e il freddo: anche in piena estate e a quote non particolarmente elevate, si possono riscontrare bruschi abbassamenti di temperatura. L’effetto del vento aumenta in modo drastico la perdita di calore del corpo umano. Spesso il problema viene sottovalutato e non è facile, specialmente in mancanza d’esperienza, valutare situazioni pericolose.
Di fatto quando ci si trova mal vestiti, bagnati o peggio traumatizzati, bastano tempi relativamente bassi d’esposizione al freddo e al vento per subire principi d’assideramento, e solo un buon abbigliamento e la possibilità di trovare un idoneo riparo può evitare seri guai.

Animali ed insetti

In natura esistono animali ed insetti in grado di creare seri problemi. Ad esempio le punture di vespe e calabroni possono essere molto pericolose, specialmente per persone sensibili o allergiche ai loro veleni. Sarebbe opportuno che ognuno conoscesse precauzionalmente le proprie condizioni di salute e che tutti evitassero il contatto con questi insetti, ad esempio controllando bene il terreno su cui camminano.
Anche le zecche possono creare seri problemi che non si manifestano immediatamente, ma a distanza di diversi giorni; meglio in ogni caso proteggersi indossando sempre dei pantaloni lunghi.
La pericolosità della vipera, anche se a fronte di parecchie centinaia di morsicature che si registrano ogni anno in Italia, i casi mortali sono estremamente rari, non deve essere comunque trascurata, soprattutto per quanto riguarda i bambini e le persone particolarmente debilitate. Dalla primavera all’autunno la vipera si può trovare nelle radure dei boschi, sui pendii cespugliosi e cosparsi di sassi, vicino ai torrenti, in prossimità di muretti, case diroccate dove, anche se non aggressiva, può morsicare per auto difesa. Buona regola sarà portare sempre pantaloni lunghi e calzature alte, non raccogliere funghi o frutti di sottobosco senza aver ispezionato prima la zona, non infilare mai le mani negli anfratti dei muri o sotto le pietre, non abbandonare zaini e vestiario sui muretti a secco o sui sassi. Il morso di vipera si distingue, da quello di altri ofidi innocui, per la presenza di due fori profondi distanti 6 - 8 millimetri.

Caduta di pietre


Si manifesta soprattutto dove la roccia è friabile, nelle giornate più calde o nelle ore più calde della giornata. E' sempre un fenomeno pericolosissimo, sia che si tratti di sporadiche cadute di piccoli sassi sia nel caso di frane di dimensioni significative. Le scariche di pietre possono essere provocate dall'azione di gelo e disgelo, dalla pioggia, dal vento, dal movimento di animali ed alpinisti.

Per prevenirle evitare di attraversare i canaloni nelle ore più calde della giornata perchè sono i naturali corridoi delle pietre che si staccano dalle pareti non più trattenute dal gelo. Non andare a godersi la pace e la tranquillità alle basi delle pareti, anche di quelle dall'aspetto più rassicurante. Se, nonostante le precauzioni, si sentono rumori intorno a noi, bisogna cercare di restare calmi, avvisare le altre persone presenti e cercare di individuare la traiettoria per raggiungere una zona di sicurezza o di riparo.



Pericoli soggettivi

Vengono definiti pericoli soggettivi quelli che il “soggetto” frequentante la montagna si crea da se, sia per la sua impreparazione tecnica o atletica, che per la sua disattenzione e incapacità di valutare i pericoli oggettivi.

La mancanza di allenamento

L'efficienza fisica è fondamentale per affrontare la montagna con una certa tranquillità; diversamente si rischia al primo imprevisto non solo di non portare a termine la salita, ma, ancora più grave, di farsi del male.
L'efficienza fisica inoltre aiuta a sopportare meglio l'inclemenza del tempo e a rimanere sempre lucidi anche nei frangenti più difficili.

La mancanza di tecnica e di esperienza

Queste mancanze possono costituire un grave pericolo perchè impegnano l'escursionista più del necessario anche su modeste difficoltà, che si possono trasformare in incidenti gravi.
La mancanza di esperienza impedisce la valutazione serena delle difficoltà e dei pericoli tanto da spingere il soggetto molto spesso a sottovalutarli.
Anche una inadeguata preparazione teorica degli aspetti caratterizzanti la montagna può essere motivo di pericolo; studiare i percorsi, imparare a valutare le proprie capacità, il proprio grado di allenamento, far tesoro dei suggerimenti dei più pratici, sono solo alcuni dei mezzi per ovviare a questo pericolo.

Distrazione

Difficilmente l'escursionista si distrae lungo un sentiero impegnativo od esposto; alcune volte invece, tratto in inganno dalla relativa facilità del percorso, allenta l'attenzione, andando incontro a pericoli anche gravi. Non pochi sono stati gli escursionisti che dopo aver percorso sentieri acrobatici si sono distratti con conseguenze per loro fatali su sentieri solo in apparenza meno pericolosi.
La distrazione tende ad aumentare quando si è affaticati; perciò si cerchi anche in tali situazioni di rimanere con una soglia di attenzione elevata e di valutare con calma quanto si sta facendo.

Equipaggiamento inadeguato

L'equipaggiamento non adeguato, non consentendo di procedere con sicurezza e tranquillità, è spesso causa di qualche brutta avventura.
Ad esempio un paio di scarponi non adatti al tipo di terreno che si affronta possono causare una disastrosa scivolata o un abbigliamento non idoneo o insufficiente può non proteggere a sufficienza dal freddo intenso.

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